Periodico

L’abitudine alla fretta con cui le parole di Papa Giovanni Paolo II vengono lette e interpretate anche quando esse formano una parte o, per meglio dire, una tappa d’un ben più lungo discorso, ci lascia perplessi. Sembra che ogni volta si voglia cogliere qualcosa che strappi da una così profonda, appassionata, lucida, fedele e rigorosa […]

Quando, alla mattina, l’abitudine d’arrivare in anticipo alla stazione ci concede il tempo di dare un’occhiata al banco dell’edicola e il nostro sguardo cade sulle copertine d’alcuni settimanali; quando, sempre più malvolentieri, in altri momenti del giorno, quei settimanali ci decidiamo a sfogliare; e quando, la sera, ci lasciamo indurre a guardare la televisione, un

I teorici della legalità dell’assassinio e i loro sostenitori possono ritenersi soddisfatti. Con una puntualità agghiacciante il piano del loro folle insegnamento, pur tanto editato e difeso, si sta giorno per giorno realizzando. Adesso non esiste più porta, più luogo, più stanza davanti alla quale il terrorismo, covato spesso dentro stanze e luoghi privilegiati se

Quando, fermi davanti alla croce, guardiamo il volto di Cristo, ci accorgiamo che a poco a poco, tra la brina del sudore e le gocce dense e grevi del sangue, quel volto diventa l’alveo, la casa, il nido di raccolta e l’effigie stessa di tutte le offese, di tutte le ingiustizie, di tutti i dolori

Proprio mentre i nostri giornali e gli schermi dei nostri televisori vanno riempiendosi d’indignazione nel riproporsi filmico del genocidio perpetrato dai nazisti contro il popolo ebreo, in Roma, a pochi passi da piazza Navona, tre ragazzi e una ragazza cospargono di benzina un somalo mentre, raccolto nella sua miseria di girovago, stava in qualche modo

La coscienza dell’uomo è spinta un’altra volta davanti all’orrore del genocidio; questa volta esso riguarda una parte del popolo vietnamita, di quel popolo dal quale erano nate, in noi che ne vivevamo lontani, speranze di rinnovamento che ben presto si son ridotte a nuovo dolore, nuove catene e nuova morte. È facile sperare e indignarsi

Mi trovavo, alcuni giorni fa, da un amico la cui casa mi vede di frequente amatissimo ospite; e con un agio ed una libertà uguali a quelli che ognuno di noi trova presso di sé. Avevamo appena finito la colazione; l’amico era stato chiamato al telefono, mi trovai così solo con la donna di servizio

Riprendo quello che, a vista d’ogni persona dabbene, era il centro del mio articolo «Le vacanze dedicate agli altri», uscito sulla prima pagina del Corriere, domenica, 22 luglio; e lo riprendo riportando i titoli che, per esso, avevo preparato e che esigenze pratiche hanno poi consigliato di mutare. Tali titoli erano i seguenti: «La carità

A brevissima distanza di tempo, anzi di ore, sono venuti a iscriversi sul libro delle nostre vergogne altri due casi di violenza perpetrati dall’uomo sulla donna; su chi, dell’umana esistenza, è il grembo, la culla e, nello stesso tempo, il vivo sangue, la viva forza della tradizione che, senza nulla tradire, avvia e conduce la

Lucida e ferma come una lapide in cui, quanto più cresce la pietà per l’orrenda riduzione della vita a cosa, fango e mercato, tanto più se ne precisa la sostanza d’ultimativa accusa a un’intera società e, soprattutto, a un’intera concezione (o deconcezione) del mondo, la lettera di Alfredo Musella, il giovane romano che s’è tolta