Giovanni Testori

Periodico

Disegni come tentazione

Pochissimi musei del mondo posseggono un «corpus» grafico tiepolesco pari a quello che è onore e vanto dei Musei civici di storia ed arte di Trieste: 254 fogli scalantisi dagli inizi eleboratorii d’altrui soluzioni stilistiche, fin alle rapidissime, autodistruttive, ma, poi, subito, ricostruentissime «macchie» degli anni estremi, quei fogli rappresentano, tappa per tappa, l’interno cammino […]

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Una chiesa per i miracoli di Marini

FIRENZE – «Qui rise l’etrusco…» così s’avviava una delle più alte, lucenti pagine di Vincenzo Cardarelli; poeta, oggi, inesplicabilmente uscito da ogni interesse; ovvero esplicabilissimamente, attesa l’attuale svendita culturale; peggio ancora, l’attuale svendita d’ogni laico, e sacro, principio. Quell’etrusco risorto nel secol nostro perché popolasse con le sue opulente, superbe, ferite, arse, crocifisse e martoriate

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Ecco le divinità quotidiane

Non è per aver trovato la denominazione a quel forte e, insieme, ditirambico gruppo d’artisti che, in Germania, oppose alle fiamme dei Nuovi selvaggi, al loro scatenarsi, accendersi e bruciarsi, la dura, possente calma d’una creaturalità ritrovata (tale definizione, tenuta ormai per canonica, fu: «I Nuovi ordinatori»); e non è neppure per aver indicato, com’era

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Lo scultore del Nulla

Oggi al Castello di Rivoli (Torino) si inaugura la mostra intitolata «Alberto Giacometti 1901-1966». Sono esposti 30 sculture, 24 disegni, dipinti e opere grafiche. La rassegna è in collaborazione con la Fondazione Maeght di Saint-Paul-de Vence. Vi è inoltre una seconda manifestazione «Alberto Giacometti visto dai fotografi» che chiuderà il 22 febbraio. Forse, per non

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Se il realismo è magico

Affrontata e studiata con ogni cura, pensando altresì ai limiti delle pareti disponibili, la presente rassegna, Realismo magico, riesce a restituire «in toto» il clima, la tensione, insieme con la disturbante e un poco appassita distensione, o, ipotensione, che caratterizzarono, sull’aprirsi degli anni ‘20, il cosiddetto «ritorno all’ordine». Quanto, poi, in mostra non si vede

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