Giovanni Testori

Periodico

Scultura: la resurrezione delle forme

Incomprensibilmente, lo spazio che Milano ha riservato alla mostra di Marino Marini risulta assai più avaro e contratto di quello che, pochi mesi prima, aveva concesso a Manzù, al quale era persin riuscito di realizzare una sorta di «compromesso storico» sì da invadere il vicino museo del Duomo. Per le stesse ragioni di minor pecunia […]

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Passione glaciale di Christian Schad

Non è, credo, sufficiente mente noto come la riconsiderazione post-bellica della «Nuova oggettività» da parte della cultura critica sia uno dei maggiori meriti di quell’acuto, ineguagliabile gallerista che fu Emilio Bertonati. Vicino a lui in quella dura impresa (allora, come del resto tant’altre, ampiamente snobbata, se non derisa) ho avuto la fortuna di conoscere quasi

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Quel lungo viaggio verso il Cubismo

Ciò che si prova, quando si esce da questa straordinaria rassegna, per più versi irripetibili dedicata alle bagnanti è il senso d’una grandezza impossibilitata a essere se stessa. Una grandezza che, quanto più vive e patisce tale impossibilità, fino ad umiliarsi nella creta originaria e ad annullarsi in essa, tanto più lievita, cresce e si

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Dall’alto di questi quadri la storia vi guarda

Uscendo dalla grande, algida, marmorea, quasi tombale mostra che Parigi ha dedicato a Jacques-Louis David (1748-1825), dove i capolavori supremi s’alternano alle agghiaccianti e ghiacciate, estenuanti ed estenuate fatiche d’alcuni immensi e celeberrimi teleri, immensi sì, e vittoriosi, seppur non privi d’assai ridicole incongruenze, ciò che resta nella mente, come un’ossessione breve eppur dotata d’un

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Surrealisti, campanello d’allarme

MILANO – Con la sfilata (e l’orgoglio) delle sue 700 opere, cui s’interseca la sfilata (e l’orgoglio) dei suoi altrettanti documenti (sezione, questa, che, per completezza, può ben dirsi mai prima vista), la mostra I surrealisti, che Milano dedica a uno dei più determinanti movimenti d’esistenza e di forma che abbia scosso il nostro secolo

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Vienna, amor di perdizione

Chi visiti questa bellissima mostra di Günter Brus (Ardning, Austria 1938), bellissima, sinuosa e insinuante, adamantina e buia, crudele e dolce, esacerbata e incessantemente ammiccante ed ironica, faticherà a credere che, dietro il mondo che, con tanta sapienza e perfidia, il pittore-scrittore mette in moto sui suoi fogli, si trovi uno dei fondatori del Wiener

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Il piccolo Zurbarán della Valsassina

La riscoperta dei maestri minori, spesso minori solo perché dimenticati, continua. Anni fa, m’ero provato, proprio su queste colonne, a iniziare una serie d’elzeviri dal titolo Genio degli ignoti. Essa riguardava artisti del nostro tempo, addirittura d’oggi. Dio solo sa come la loro fila, interrottasi la serie dopo le prime due proposte, si sia, nel

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Ma il rococò non può attendere

Con allegro spirito, Sebastiano Ricci (1659-1734) chiudeva una lettera inviata al bergamasco conte Tassis con queste parole: «Confesso il mio peccato. Sono goloso di formaggio, non so che farci. Sono formato in tal natura»; parole che seguivano l’esplicita richiesta del locale, meraviglioso «latticino». Pur se a qualcuno potrà piacere e ad altri dispiacere, la verità

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