Periodico

Man, mano che le ragnatele delle tenebre e della sporcizia cadono dalle più famose Cupole, dalle più famose Stanze, dalle più famose Cappelle e dalle più famose Volte del nostro Rinascimento, la mitologia «carbonizia» e la connessa, «carbonizia» fascinazione rivelano le loro complessate origini pre-post e neoromantiche e, talvolta piangendo, talaltra ribellandosi, si disfano e […]

È difficile esprimere cosa provi chi, essendo stato dalla giovinezza compagno d’avventura d’ un grande, umile, scontroso pittore, se lo trovi a fianco dopo anni e anni, d’«odi et amo» (infinitamente più, comunque, il secondo del primo) a festeggiarne gli ottant’anni. La mostra che la Galleria Bergamini (Milano, Corso Venezia, 16) apre, oggi, le porte,

La nuova casa editrice meglio non avrebbe potuto partire che con questa monografia su Valentin de Boulogne (1594-1632). Ha ragione Pierre Rosemberg, strepitoso conoscitore dell’arte di Francia, a dire nell’introduzione che, questa, è la terza fortuna toccata al grande maestro, da che, una notte appunto del 1532, dopo aver fatto ogni genere di «bisboccia», gettatosi

Non è, credo, sufficiente mente noto come la riconsiderazione post-bellica della «Nuova oggettività» da parte della cultura critica sia uno dei maggiori meriti di quell’acuto, ineguagliabile gallerista che fu Emilio Bertonati. Vicino a lui in quella dura impresa (allora, come del resto tant’altre, ampiamente snobbata, se non derisa) ho avuto la fortuna di conoscere quasi

Ciò che si prova, quando si esce da questa straordinaria rassegna, per più versi irripetibili dedicata alle bagnanti è il senso d’una grandezza impossibilitata a essere se stessa. Una grandezza che, quanto più vive e patisce tale impossibilità, fino ad umiliarsi nella creta originaria e ad annullarsi in essa, tanto più lievita, cresce e si

Francis Bacon, uno dei più grandi, rivoltosi artisti del secolo, compie ottantanni. Non so se gli si debba porgere un qualunque augurio. Forse sì, visto che il nostro Paese è stato tra i primi a riconoscere l’unicità della sua statura; forse, invece, no, visto che egli, della vita ha sempre avuto e continua ad avere

Uscendo dalla grande, algida, marmorea, quasi tombale mostra che Parigi ha dedicato a Jacques-Louis David (1748-1825), dove i capolavori supremi s’alternano alle agghiaccianti e ghiacciate, estenuanti ed estenuate fatiche d’alcuni immensi e celeberrimi teleri, immensi sì, e vittoriosi, seppur non privi d’assai ridicole incongruenze, ciò che resta nella mente, come un’ossessione breve eppur dotata d’un

Continuando la tradizione del nonno e del padre, Jacopo Lorenzelli riprende, con questa rara e bellissima rassegna, le due che la stessa galleria aveva realizzato nel ‘68 e nel ‘71; e che, per più sensi, erano state occasioni di studi e proposte critiche al tutto innovative. Qui, il tema, com’è giusto, si denota e precisa,

Mentre a Firenze s’apre la mostra di cui parliamo a fianco, altre, di singole raccolte, girano per l’Europa: come quella cavata dallo straordinario serbatoio d’arti primitive che è la collezione Barbier-Mueller di Ginevra ed esposta presso la Fondazione Maeght di Saint Paul de Vence, fino a qualche giorno fa, dopo aver sostato a Francoforte e

È difficile, per non dir impossibile, immaginare qualcosa di più enorme e insieme di più vano, di più superbo e insieme di più corrivo, di più gigantesco e insieme di più mediocre, di più post-rinascimentale e insieme di più antitetico a quello stesso post; insomma, è difficile immaginare qualcosa di più contraddittorio che, dalle proprie