Giovanni Testori

Periodico

Intrepido, tragico Toulouse-Lautrec

Alla fine del 1886, Toulouse-Lautrec così scriveva alla nonna: «Mi piacerebbe tanto parlarvi un po’ di ciò che faccio, ma è così particolare, così fuorilegge…». L’86 è data troppo precoce per pensare che il grande «deviato» del postimpressionismo, ma, altresì, di quel movimento il grande, perenne «deviatore», si riferisse ai «temi di vita» che lo […]

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Battistello, disavventure d’un pittore

Che tristezza dover avviare, con un lamento, la segnalazione di una mostra scatenata nel suo costruirsi, così come scatenante risulta nel suo rumoroso, vociante e teatralissimo esibirsi, mostra che s’apre, tutta e intera, alle approvazioni e alle contestazioni del caso! Ma, tant’è; non noi l’abbiamo voluto e chi ne è responsabile si prenda la staffilata

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L’occhio del Duemila sul Caravaggio

La prima volta che incontrai Roberto Longhi fu a Milano, durante la memorabile mostra caravaggesca del ’51. Era salito da Firenze con i suoi allievi cui faceva da guida Mina Gregori. Neppure a farlo apposta l’incontro, cui m’ero disposto con qualche comprensibile agitazione, avvenne nella sala dove, tra il seguito del maestro, stava esposto il

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Giacometti, il genio, la solitudine

«II n’est à la beauté d’autre origine que la blessure» (non esiste, per la bellezza, altra origine che la ferita) –queste parole di Genet potrebbero essere poste come esergo a tutta l’opera del grande Giacometti; e, anche, di questa poderosa, bellissima rassegna. Più di trecento opere, tra sculture, dipinti e disegni; un bottino enorme, scelto

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Volti, corpi: il crudele principio di realtà

Può la beltà farsi ripugnante? E può ciò che più sottilmente ci ripugna venir realizzato con i colori e gli stilemi della più lussuosa, borghese e opima bellezza? Per tentare un’esemplificazione: può la miracolosa, tattile e ambrata pelle della pittura d’un Manet raggrinzire dinanzi a noi mentre la guardiamo, fino a parer colpita da una

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Francis: ferita e oltraggio

Come cambia il tempo, nel suo inesorabile trascorre, i modi, non dico d’intendere, ma addirittura di porci davanti alle opere d’un artista e, sia pure, d’un artista come Francis Bacon il cui oltraggioso e violento sigillo pareva dei più accaparranti e inamovibili! Le ultime, grandi retrospettive baconiane che ci accade di visitare sembrano aver rovesciato,

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Il chiaro oggetto del desiderio

«L’Olympia avvince, produce un sacro orrore, si impone e trionfa. È scandalo, idolo; potenza e presenza pubblica di un miserabile arcano della società. La sua testa è vuota: un filo di velluto nero l’isola tra l’essenziale del suo essere. La purezza di un tratto perfetto racchiude l’Impura per eccellenza, colei la cui funzione esige l’ignoranza

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Contro l’arbitrio estetico una commissione di esperti

È probabile che l’inchiesta sugli «orrori» monumentizi di Milano e sui connessi abusi di potere, che Sebastiano Grasso e Elisabetta Rosaspina han condotto con implacabile lucidità su queste stesse pagine, abbia suscitato nel lettore ben più di una domanda; sicuramente quella che riguarda la possibilità, almeno per il futuro, di fermare l’arbitrio estetico e morale

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