Giovanni Testori

Periodico

I nostri antenati. A tavola

La prima apparizione di Carlo Magini (1720-1806) nelle vicende della storia dell’arte, avviene sotto mentite spoglie; per essere più precisi, sotto le spoglie d’anonimato; e lasciando, tra l’altro, che lo si retrodatasse di ben più d’un secolo. Nella famosa mostra fiorentina del ’22, sulla pittura italiana del ’600-’700, si trovavano, infatti, esposte tre sue nature […]

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Vouet, fra quelle sete morbide

Attorno al 1634, raggiunto l’apice della gloria, Simon Vouet (1590-1649) venne effigiato dal Van Dyck; da colui cioè che, ai tempi, era giustamente ritenuto il ritrattista principe d’Europa, oltre che il precipuo ritrattista di tutti i principi, veri e propri. Dell’opera resta precisa memoria nell’incisione di Van Vorst. Vouet è colto in una attitudine maestosa

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Un pittore nel suo labirinto

Ogniqualvolta m’accade d’imbattermi nella mostra d’uno degli artisti, o laici frati, di quella che, anni fa, ebbi a chiamare «Confraternita del Canton Ticino», mi rammarico che, del gruppo, ancora non sia stata organizzata l’esposizione generale; quell’esposizione che, anteponendo, seppur per rapidi cenni, i precedenti storici (come il grande, solitarissimo Serodine), componga finalmente, di tale «Confraternita»,

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Brera ha una padrona, si chiama Indifferenza

Mentre, da qualche tempo, si torna a parlare della mitica «Grande Brera», la Brera reale e, tuttavia, non mai piccola, ferma un’atra volta le porte. Lungo tutte le feste natalizie, ed anche oltre, il più importante museo di Milano rischia di essere, dunque, «casa-chiusa». Lo è, del resto, a intermittenza, da molti (troppi) anni. Conflitti

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Per favore non mitizzatelo: è già sull’altare

A cent’anni dalla morte, il cerimoniale messo in atto per la mitologizzazione laica di Van Gogh e per la connessa espulsione dal disperato manipolo d’anime a rischio perpetuo, si può dir concluso. Questa mostra e l’altre, settorialmente assai più complete, che l’han preceduta, ne formano il superbo e festante rito finale. L’infinito rincorrersi e, via-via,

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Crocefissione in nero

L’estate scorsa m’accadde di portare al Meeting di Rimini la grande Crocefissione di Vertova, che Vittorio Bellini, un artista già di piena maturità, ma, come accade spesso da noi, d’ancor relativa critica conoscenza, aveva dipinto coinvolgendo e sconvolgendo tutta la sua carriera come in un incendio d’umana e religiosa violenza. L’impresa, enorme come quella che

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Venezia e Milano nella magia delle incisioni

MILANO- Dopo il trionfo lagunare delle 39 vedute di Venezia, alla Fondazione Cini (1987), dove per altro nessun artista vivente era mai stato ospitato, Milano onora, con questa «Antologica» (1954-1990), Castello Sforzesco- Sala Viscontea (fino al 27 maggio) quell’unicissima «inciditrice», grande perché umile e perché umiliantesi, sempre, nei segreti della vita e del proprio feroce

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