Giovanni Testori

Periodico

Qualcuno vuole uccidere la maestà dell’uomo

Se dovessimo interpretare il più obiettivamente possibile quanto andiamo vedendo e leggendo, sembra a noi legittimo affermare come la massima difficoltà per le idee che s’eran costituite, prima in ideologie e che s’eran degradate poi in ideologismi, risieda nel momento in cui, al culmine del loro essere diventate culture egemoni e «padrone», vedono prender corpo

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La redenzione dell’uomo nel dramma della storia

Scritta con abissale, rocciosa semplicità; con concatenazioni non già accademiche e astratte, bensì intime e fatali, quasi procedendo da grumi di luce in luci di grotte, di capanne e di grembi; scritta, insomma, nei modi che furon propri ai più antichi testi della Chiesa, quei testi che ne han formato e ne formeranno per sempre

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La terra è ancora madre dell’uomo

Ogni anno diciassette milioni di bambini muoiono nel mondo per fame o per malattia; ma, prima di quelle morti, sono diciassette milioni d’umili, sconosciuti itinerari di sofferenze, di pene, di strazio e d’agonia che si svolgono; sono diciassette milioni di piccoli, immensi calvari; diciassette milioni di piccole, immense «vie crucis». Quindi, insieme e dopo quelle

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Hanno in mano due vite

Da queste poche righe che vorrebbero pudicamente, ma insieme duramente, commentare l’ultima, cieca e demenziale impresa dei rapitori, cancelliamo di proposito il nome e la qualifica sociale della donna rapita, non già perché si voglia ignorare come quest’ultimo dettaglio possa aver avuto un peso definitivo nella scelta, e tantomeno per annegare nell’anonimato il dolore e

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Cinquanta o no, l’amore è un cerchio infinito

Se collochiamo, l’una accanto all’altra, frasi come «morire d’amore» da una parte (è il caso della lettera del cinquantenne disperato, pubblicata martedì dal «Corriere» e che tante reazioni emotive ha provocato), e dall’altra: «morire di miseria», «morire di fame», oppure «morire per testimoniare Dio», o anche «morire per testimoniare la libertà», avvertiamo subito con un

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Il perdono, da accettare da elargire

Il Natale è proprio questo: la clemenza di Colui che ci perdona totalmente. Come accadrà a Rebibbia «Qual mai tra i nati all’odio – quale era mai persona – che al Santo inaccessibile – potesse dir: perdona?»; così si legge, dopo le tre strofe raggrumanti la metafora dell’uomo ridottosi all’inerzia e alla cecità della pietra

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