Giovanni Testori

Periodico

Giovanni Testori: quel libro, dopo tutte le ideologie

S’avvicina l’estate ed eccovi quindi un consiglio d’autore tutto speciale: speciale come ognuno può ben vedere per le dimensioni, speciale per il libro scelto, speciale infine per il nome di chi ha effettuato per noi questa scelta; insomma un consiglio che vuol far muro all’avanzata di gigantesche inanità che come sempre l’estate finirà con l’offrirci.

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La presenza della poesia (e l’assenza della critica)

La breve, intensissima raccolta di «Tramonti» e di «Albe» che, incentrate attorno a un grande «Paesaggio invernale» di Caldés, la «Compagnia del disegno» ha realizzato di Paolo Vallorz è stata insieme un’offerta straordinaria di poesia e una straordinaria prova di coincidenza tra immagine vissuta e partecipata e immagine restituita e formata; insieme a questo, dicevo,

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A te, per la vita, la libertà, l’amore

Dopo quelle pubblicate nel penultimo numero, sono arrivate in redazione altre lettere che, partendo dalla morte di Marco Riva, s’interrogano e meditano attorno alla vita, al suo senso e al suo valore; con gli amici de «Il Sabato» stiamo cercando la soluzione più giusta per pubblicarle. Ma una, questa, esige assolutamente d’uscire subito, qui, su

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Nel diamante dei simboli l’orefice è Dio

Non è per un omaggio estrinseco alla persona dell’autore – oggi Sommo Pontefice – che abbiamo voluto dedicare tanto spazio al dramma La bottega dell’Orefice, radiotrasmesso in questi giorni dalla rete 2 della Rai. È piuttosto per l’interesse intrinseco che quest’opera riveste, sia come testimonianza di una tradizione culturale – quella del popolo polacco –

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Interrogatorio a Maria

Coro: Verrà? Arriverà? Io l’ho chiamata. Con ansia. con amore l’ho invocata. L’invito, fratelli, ripetiamo: Cristo non vuole una preghiera sola, d’ogni momento vuole la fedeltà, l’ardore, l’acconsentimento. Nell’ora tarda, nell’ora, qui, della dorata sera, vieni, Madre nostra amata, vieni, cascina consacrata! Qui sulla piazza, tra le strade, le case, i fumi dei camini, nel

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La fatica religiosa di Cézanne

Il foltissimo eppur composto pubblico che sfila ogni giorno davanti ai dipinti dell’ultimo Cézanne — il Cézanne, intendo, dell’estremo decennio (1895-1906) — esposti al Gran Palais parigino fino alla fine di luglio, si differenzia talmente dalle folle che siamo soliti vedere in simili occasioni (folle vocianti e ciarliere, spesso indifferenti ovvero coloratamente rassegnate all’obbligo della

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Chi di Biennale ferisce di Biennale perisce

Stando a quel che si legge, una scarica di bordate violentissime, con annessi fulmine e saette, va scendendo, e meritatamente, sulla trentottesima edizione della Biennale; terza, ed ultima, per quel che riguarda il settore delle arti figurative, del già scaduto presidentato di Carlo Ripa di Meana. Sarebbe, tuttavia, ingiusto, come invece da più parti (neppure

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