Giovanni Testori

Periodico

Il chiodo paziente infisso nella vita

Ho, ben viva memoria di come m’accadde di conoscere Fulvio Panzeri. Era la fine d’agosto di qualche anno fa. M’arrivò una telefonata da Ponte di Legno, là, sulla cima amatissima della Valcamonica (amatissima per quel che essa è e in particolare, pei potenti, religiosamente dialettali, preganti e urlanti capolavori che v’avevano lasciato il Romanino e

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Alfredo è morto. Un’altra tomba della falsa libertà

Ancora una bara che è scesa giù, nel lungo, troppo lungo cimitero della nostra sgargiante e idiota allegria consumistica; ancora un giovane che s’è tolta la vita; la vita donataci da Dio; la vita redenta dal sangue di Lui, il Cristo. Accanto al cadavere, ancora una lettera. Sappiamo che il suicidio è un gesto compiuto

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Giovanni Testori: quel libro, dopo tutte le ideologie

S’avvicina l’estate ed eccovi quindi un consiglio d’autore tutto speciale: speciale come ognuno può ben vedere per le dimensioni, speciale per il libro scelto, speciale infine per il nome di chi ha effettuato per noi questa scelta; insomma un consiglio che vuol far muro all’avanzata di gigantesche inanità che come sempre l’estate finirà con l’offrirci.

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La presenza della poesia (e l’assenza della critica)

La breve, intensissima raccolta di «Tramonti» e di «Albe» che, incentrate attorno a un grande «Paesaggio invernale» di Caldés, la «Compagnia del disegno» ha realizzato di Paolo Vallorz è stata insieme un’offerta straordinaria di poesia e una straordinaria prova di coincidenza tra immagine vissuta e partecipata e immagine restituita e formata; insieme a questo, dicevo,

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