Giovanni Testori

davide

Il vero e il presunto impressionista

MILANO — Un antico, famosissimo adagio recita che «a caval donato non si guarda in bocca». Ma, a questo cavallo, anzi a questo puledro di gran razza «donatoci», dai Musei Americani, per qualche tempo («Capolavori Impressionisti» Pinacoteca di Brera, fino al 3 maggio), possiamo benissimo aprire, anzi spalancare, la superba bocca. Resteremo, subito, abbacinati dallo […]

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La grande luce di Giorgio Bellandi

Credo che quanti tengono nelle loro mani il disegno (ammesso, e assolutamente non concesso, che, negli ultimi tempi, uno ve ne sia stato); il disegno, dicevo, e la preparazione delle mostre entro le pubbliche sedi della nostra città, dovrebbero finalmente smettere d’occuparsi della cosiddetta «generazione di mezzo», alla quale, per gruppi o singolarmente, han dedicato

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C’è un sacro mistero nel Tesoro di San Marco

Nei suoi «Diari», che seguono e insegnano la vita della Serenissima dal 1496 al 1533, giunto al 3 agosto del 1502, Marin Sanudo s’intrattiene, con comprensibile orgoglio, sul lungo sostare della Regina d’Ungheria dinanzi alle «gioie» del Tesoro di S. Marco. La descrizione ci consente d’immaginare come la gran dama, presa da chissà quali sogni

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Sublime tramonto della miniatura

Può essere sintomatico iniziare queste note rammentando come il Lanzi, nella sua «Storia pittorica d’Italia» (1796), parlasse d’una Pala d’altare di Girolamo Dai Libri nei seguenti termini «… in questo quadretto si può conoscere in un certo modo il miniatore che dipinge, o il pittore che minia: le grazie delle due professioni in un punto

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Quel critico «soave» e il quadro mai dipinto

Forse tutta la sottile, intricata, maniacale storia di Soavi critico d’arte, e critico d’arte soave proprio perché usa coltelli, bisturi e stiletti d’argento, abita fra gli estremi di questo libro. Il primo di essi si trova nella sovracoperta, dove un chiodo proietta sul muro un’ombra troppo lunga, esatta, solitaria e crudele perché in noi non

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«Le vite» del Vasari tornano appassionate

Non so se avesse ragione il Bettarini, ultimo editore dell’edizione torrentiniana delle Vite del Vasari, ultimo prima dell’Einaudi che, con la presente, ce ne offre un esemplare d’agevolissima consultazione, curato da Lucio Bellosi, Aldo Rossi e prefato da Giovanni Pretivali; se avesse ragione, intendo, nello scrivere che il Vasari risultò «per la sua penna e

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