Giovanni Testori

davide

Martin Disler, vortici di conoscenza

Nel catalogo di questa che è, per certo, una delle mostre più sorprendenti della stagione, catalogo dotato d’un testo ardente e bellissimo di Démosthènes Davvetas, il visitatore troverà stampato un frammento di Disler scrittore. In esso egli immagina che un pittore «si esibisca» in uno stadio colmo di folla e che, eccitato da questa, il […]

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Capolavori per 7 secoli

Impossibile dar conto d’una mostra come questa entro i limiti della nota cui siamo costretti: cinquanta capolavori così generosamente inviatici dal Museo di San Paolo, quanto dire dalla straordinaria intrapresa post-bellica del Bardi; all’incirca metà di quanti avevano formato, sempre qui, a Milano, la memorabile rassegna paulista del ’54. Ma, pur mutilata, l’emozione che provammo

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Tutti i segreti del Settecento lombardo

Con il presente, intricatissimo volume che reca in copertina, a mo’ d’invito, una struggente, premanzoniana “Filatrice” del Ceruti, quasi, ecco, una Lucia che si collochi a mezzo tra il tempo degli eventi e il tempo di scrittura dei “Promessi”, premanzoniana a tale punto, questa “Filatrice”, da indurre chi scrive a farla figurare alla Mostra che

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Dioniso e la storia secondo Lüpertz

Pur applicandosi con ogni buona volontà, l’opaca nostra mente non è riuscita a reperire le ragioni, fossero pur dialettiche e oppositive, che possono aver spinto a inscenare, qui, nelle sale e nell’aule bellissime di Rivoli, l’accoppiata Paolini-Lüpertz. Sta che, a cose fatte, l’arte ditirambico-wagneriana del maestro ceco-germanico, le di lui enormi, dilatantisi, cittadine e, insieme,

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Poemi tra il Golgota e gli Ospizi

Lo Studio Cannaviello procede nell’encomiabile impegno di dar atto alla nostra città, e al nostro Paese, d’uno degli eventi più alti, innovativi e possenti che abbiano scosso, non a parole, bensì a fatti, l’arte di questi nostri anni; quello, cioè, dei «Nuovi ordinatori». Chiusasi l’alta, opulenta, innamorata «meditazione» sul corpo dell’uomo di Mehrkens, usciti dalle

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Effetti e difetti di quell’Arcimboldo

V’erano, ancora, ai tempi dell’adolescenza mia, nel paese natio, che ha nome Novate Milanese (apese divorato e assimilato, poi, dallo strionfante trionfo della capitale pre, durante e post-industriale); v’erano, dicevo, i gelsi (i «moroni»); crescevano in ritmo ordinato e bellissimo entro i campi; di loro si faceva ancor uso (rammento con strazio); seppur fosse, ormai,

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Breveglieri, fratello di Gadda e di Tessa

Appena si varca la soglia della galleria, ma anche prima, da oltre l’ampia bussola di cristallo che dà verso la Piazza, una sorta di luce tenerissima, una sorta, ecco, d’incantata apprensione ci vien incontro. Con l’abitudine a ben altro, cui i tempi ci hanno, ora indotti, ora costretti, quella luce e quell’apprensione incantata, lì per

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Ma la «pop-art» non c’entra con la Sistina e il Cenacolo

È, certo, un bene inalienabile della società democratica quello di concedere a ogni uomo d’esprimere la propria opinione su ogni tema che, in un modo o in un altro, lo riguardi; tuttavia, per onorare tale libertà, sembra necessario che quanti intendono riferire il loro parere, e così intervenire su quei temi, ne conoscano, nei modi

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Il vero e il presunto impressionista

MILANO — Un antico, famosissimo adagio recita che «a caval donato non si guarda in bocca». Ma, a questo cavallo, anzi a questo puledro di gran razza «donatoci», dai Musei Americani, per qualche tempo («Capolavori Impressionisti» Pinacoteca di Brera, fino al 3 maggio), possiamo benissimo aprire, anzi spalancare, la superba bocca. Resteremo, subito, abbacinati dallo

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La grande luce di Giorgio Bellandi

Credo che quanti tengono nelle loro mani il disegno (ammesso, e assolutamente non concesso, che, negli ultimi tempi, uno ve ne sia stato); il disegno, dicevo, e la preparazione delle mostre entro le pubbliche sedi della nostra città, dovrebbero finalmente smettere d’occuparsi della cosiddetta «generazione di mezzo», alla quale, per gruppi o singolarmente, han dedicato

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