Giovanni Testori

Periodico

Dilatarci nel vuoto ci rende meno uomini

Questa rete d’immagini che si muove e si fissa; che viene e va; che unisce paesi e uomini lontani, mentre tutto fa per disunirli e isolarli; questo mezzo d’affrancamento che si trasforma in servaggio; quest’attesa, voluta, reclamata schiavitù, che dovrebbe essere servizio e che invece (pubblica o privata che sia) si fa sempre di più […]

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In quello sguardo contadino, in quella povera volpe

Dentro l’immagine (a pagina 17) di Felice Musazzi, che ormai s’è fatto «cosa» indivisibile e sola con la sua «Teresa», si racchiudono secoli e secoli di vita contadina. Essi procombon giù, fin oltre ogni perquisibile data; e salgon su, fino a raggiungere i nostri giorni; quando, cioè, quella vita vien lacerata e sopraffatta dalle esigenze,

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Un silenzio da spaccare

Due documenti che si legano; l’uno ci viene dalla morte, l’altro dalla vita. La lettera-testamento di Gianni Metti, suicida, e l’intervista-confessione di Ciro Calise che, dall’inferno della droga, è riuscito ad uscire. Due documenti non separabili, anche se sembrano opporsi; poiché l’uno soccorre e, per così dire, offre la carità di se stesso all’altro. Insieme,

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Appello per liberare padre Jozo

Dunque, la religione si rivela un’altra volta l’esatto contrario di quell’«oppio dei popoli» come, strozzando le più profonde e vere ragioni dell’uomo, la si era voluta definire. Dunque, la fede in quell’immenso, continuo, doloroso miracolo che è la vita, apre nei popoli le sole crepe che riescano veramente a sfarinare il buio schiavismo del potere;

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Detenuto in attesa d’amore

Credo che il punto esatto da cui iniziare questa nota siano le parole del recluso con cui si chiude il «dossier» di Alessandro Banfi e Roberto Fontolan: «Qui non recuperano niente – dice, infatti, quell’uomo – qui la gente diventa sempre più cattiva. L’umanità è disprezzata. Entrare in carcere è un annientamento». Anche linguisticamente ciò

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Parola d’ordine, uccidere in fretta il miracolo

(a proposito dell’apparizione della Madonna a Medjugorje) Nulla v’è di più simile alla cecità di chi presume di veder tutto; e di restringere il campo degli avvenimenti alla misura della propria tranquillità ideologica o, peggio ancora, politica. Sul miracolo, su questo intervento non compatibile con la presunta certezza dei vari «regimi» materialistici, su questo intervento

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E ora guai a dimenticare che la neutralità è morte

Nella città della vergogna e della strage atomica, Giovanni Paolo II ha pronunciato una delle invocazioni più cariche di speranza e, proprio per questo, più lampeggianti d’allarmi che l’uomo moderno abbia ascoltato. Mentre da noi poveri e affrettati commentatori tentano di contenere l’impeto, la carità, l’intelligenza e la luce della sua parola, Giovanni Paolo II

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