In Periodico

Giovanni Testori – Non mi chieda che cosa sogno. Parliamo piuttosto, di quest’epoca, che è l’epoca del dolore. Stiamo assistendo a profonde trasformazioni, stiamo vivendo male, o malissimo… G. T. – Certamente. Significa ridurre l’uomo ad una cosa, trasformarlo in oggetto. È proprio questo il segno più rilevante della grandissima crisi attuale. C’è il problema […]

Risposta – Ho in cantiere due lavori: uno s’intitolerà Macbet (si scrive volutamente in una forma italiana); l’altro Edipo a Novate. Macbet è un’opera scritta in una lingua inventata, una specie di vetero-italiano destinata a continuare il discorso intrapreso nell’Ambleto. Il personaggio principale della vicenda è la cattiva coscienza dell’uomo. Il racconto si mantiene a

Giovanni Testori – Io non odio la donna, ma la nascita che ha origine da lì, dal suo ventre. In Macbetto le ho affidato, forse per la prima volta nel teatro, un ruolo totale. È la Ledi che officia la messa, l’uomo è solo l’ostia. È lei che lo costringe alla smania del potere, è

Giovanni Testori – Mi hanno accusato, dice, di pormi al di fuori della Storia, di non tener conto dell’emancipazione cosciente dell’uomo attraverso la Storia. Ma io vivo, noi viviamo, a mio parere, un preciso momento storico, che è quello della fine delle ideologie. Le ideologie hanno dimostrato la loro incapacità a tenere, a realizzare quella

«Buon giorno, prego, avanti, avanti» «La morte di quella ragazza, Julia, un fatto atroce». «Questi delitti sono segni, allarmi in forma di orride macchie e croste di sangue della mancanza di ogni senso e d’ogni valore che è il titolo e il connotato ormai primario della vita di oggi e che forma quello che può

Giovanni Testori – Tutto m’interessa. L’ho sempre capito, studiato, avvicinato, anche in quelle che sono le mie esperienze dirette. È una cultura violentemente umana, ma violentemente alternativa alle culture, diciamo privilegiate, degli altri secoli. Se si parte, ammettiamo, dal Quattrocento venendo in avanti, la cultura bresciana ha sempre avuto una funzione di opposizione ai grandi

Giovanni Testori – C’è una ragione interna e una ragione meno interna. La ragione interna viene proprio dai tre testi. La compagnia progressivamente si sfascia; cioè, parte da una compagnia grande, poi diminuisce perché alcuni attori se ne vanno e, alla fine, resta uno solo. Questa è un po’ una traiettoria interna. Perché, poi, i

«Se io riuscissi a fare una mela così, quanto sarebbe importante, mi darebbe qualcosa…». Giovanni Testori – Bisogna chiedersi piuttosto che cosa c’è stato e che oggi più o meno resiste. La risposta è: tutto il teatro che parte da una cultura lombarda. La rivista con Wanda Osiris, Dapporto, Tognazzi, Lauretta Masiero quando il Lirico