Giovanni Testori

davide

Correggio a portata d’occhio

PARMA – Può darsi che, come scrive il responsabile, cioè a dire Eugenio Riccòmini, soprintendente ai beni artistici e storici di Parma e Piacenza, l’idea di consentire al pubblico la vista ravvicinatissima della cupola correggesca del Duomo di Parma, sì da farlo trovare, saliti i centoventi gradini della scala a chiocciola, nel bel mezzo di […]

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Anche il Tiepolo faceva caricature

VENEZIA – Che splendida, emozionante mostra la Fondazione Cini è riuscita a presentarci continuando nello spoglio, cui da anni s’è impegnata, della grafica veneziana presso le raccolte pubbliche e private di tutto il mondo (Disegni veneti di collezioni inglesi, sino a tutto ottobre)! Essa s’oppone – e Dio ne sia lodato – all’asettica e affannosa

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«Nuova immagine»? Ma se è già vecchia

MILANO — Non abbiamo ragione alcuna per non riconoscerlo ad apertura di nota: il fatto che più ci lascia perplessi nell’esposizione «Nuova immagine, una generazione (e mezzo) di giovani artisti» (Palazzo della Triennale, fino a luglio) è la sproporzione tra il saggio che Flavio Caroli, ideatore della medesima, ha voluto scrivere per il libro-catalogo, edito

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Uno sconosciuto di nome Salvini

GALLARATE – La verità vera, come Roberto Longhi ha sempre sostenuto in aperta opposizione ad altri indirizzi ideologici, è che la storia dell’arte risulta fatta da persone; e che anche i movimenti, qualora si vogliano cogliere nei loro spessori e nelle loro ricchezze reali devono essere letti nella singolarità degli artisti che li determinarono o

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Quel «pasticciaccio» brullo della Biennale

VENEZIA – Diamo atto, e con ogni onore, a Giuseppe Galasso, presidente, e a Luigi Carluccio, direttore della sezione Arti visive, d’aver finalmente rispettato della Biennale che, nella parte più nuova (si fa per dire), usa svolgersi ai Giardini del Castello; diamo atto, dicevo, d’aver rispettato proprio loro, i Giardini; quanto dire, la natura. Il

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Le visite non diventino gite d’evasione

Il nuovo atto di vandalismo, compiuto non sappiamo con esattezza da chi, su di un dipinto che appartiene alla Pinacoteca di Brera (per maggiore precisione, «Lo sposalizio della Vergine» del Carpaccio) seguendo di poco tempo quello perpetrato sulla grande tela di Guido Reni con gli «Apostoli Pietro e Paolo», ripropone con estrema gravità due questioni:

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