Giovanni Testori

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picasso
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CORRISPONDENZA NELLA VOCE BIBLIOGRAFICA
Copertina di Maurizio Ricci, con Maternità  di Pablo Picasso (oggi New York, Alex L. Hillman Family Foundation). Il volume raccoglie interventi di carattere morale pubblicati sul «Corriere della Se ...
Recensione della mostra Pablo Picasso. Opere dal 1885 al 1971 dalla Collezione Marina Picasso (Venezia, Palazzo Grassi, 3 maggio – 26 luglio 1981). ...
Intervento sull’apertura del Musée Picasso di Parigi. L’occhiello comprende anche un articolo di Fiorella Minervino. ...
Recensione della mostra Da Raffaello a Goya, da Van Gogh a Picasso. 50 dipinti dal Museu de Arte di San Paolo del Brasile (Milano, Palazzo Reale, 19 maggio – 30 agosto 1987). ...
Recensione della mostra Picasso. 1905-1906 (Barcellona, Museu Picasso, 5 febbraio – 19 aprile 1992). ...
Recensione della mostra Corps crucifiés (Parigi, Musée Picasso, 17 novembre 1992 – 1 marzo 1993). ...

CORRISPONDENZA NEL TESTO
... in colloquio”. In questo senso ha ragione Morosini eludendo gli appoggi, per lui, con così larga frequenza scritti, al cubismo e all’espressionismo; se mai ci si potrebbe riferire del primo Picasso, e solamente per l’essersi riconosciuto “nella sua moralità di artista”, ché ognuno vede come i risultati siano al tutto differenti, gli uni ancora combusti, strappati e urtati, gli altri, pur nella loro vulcanica potenza, dolci, calmi...
... – pulito e tondo da parer addirittura uscito da un bagno nel fresco dei laghi lombardi poco dopo la visita di Giotto; di un anno prima è il disegno Violinista, per il quale tentare il nome di Picasso, ci sembra eccessivo ardire, pur essendone palese la discendenza. Proprio nel quattordici Carrà denuncia le sue prime “volontà” metafisiche: allora eccoci alla stupefatta pagina della Solitudine, disegno che precede di tre anni la tela:...
... farà perché sa di possedere il «mestiere», come pochi. Nota a Guttuso – Conviene dirlo subito che la pittura di Guttuso non facendo misteri dichiara apertamente d’aver preso come maestri Picasso e Van Gogh; conviene anche dire che una riesumazione a freddo si sarebbe certamente esaurita in un circolo vizioso di pretesti, richiami e pretese, senza venire a capo di conclusione alcuna, e che questo non è il nostro caso. Picasso e...
... con la seconda si manda invece avanti la pittura di Cézanne per quella strada su cui egli stesso l’aveva condotta e per lungo tempo portata. Mettiamoci ben in testa che se il primo cubismo di Picasso – quello dell’8 e ’9 – è altra cosa dalle ultime tele di Cézanne, ciò è dovuto all’intervento di un temperamento diversissimo, tanto ricco quanto Cézanne era dimesso, tanto ditirambico quanto Cézanne era umile, oltreché s’intende...
... nel tempo e nello spazio delle strutture, mediante una predominanza della linea sul piano: linea, sarà bene dirlo, non nel senso fermo e costruttivo, nel senso limite e peso, a cui arriverà il Picasso del ’30-’31 – per me fase estrema del cubismo –, ma nel senso di somma, risultante o rappresentazione di un modo dell’oggetto. Soprattutto in Carrà: così la Galleria di Milano, Ritmi di oggetti, Donna al balcone, che sono belli e solidi...
... «Esposizione del Surrealismo». A Limoges, è stata organizzata dalla direzione dei Musei Nazionali nel Museo locale una esposizione del «Paesaggio francese» del XVII, XVIII, XIX, fino a Picasso. Il Museo del Louvre ha acquistato tre importanti studi di Seurat per «Les Poseuses», insieme a uno schizzo a matita e due a carboncino. Finora il Louvre non possedeva di Seurat che il quadro «Le cirque». Il Louvre ha pure acquistato una...
... ma d’altra parte non posso parlare di quadri appena raccontati, e la mostra è questa. Riconosciuta ormai l’importanza e la temperatura dei tre grandi della passata generazione – Matisse, Picasso e Braque; d’altra parte presenti qui con cose di scarso rilievo – l’interesse della mostra, almeno per me, era di scoprire dove la giovane pittura francese si dirigesse dopo che fauvisme e cubismo avevano portata innanzi l’esperienza...
... credere che la verità sia una farfalla, o una continua mimesi di sé e di noi, nasce anche, io penso, quello scorante e sfiducioso cambiar di forma, a cui da tempo tanti di noi si adeguano. E che Picasso abbia fatto questo, non vuol dire che lo dobbiamo fare anche noi. Se non altro perché Picasso è nato nell’81 e noi non so quanti decenni dopo. Mi fermo. E non posso certo pretendere d’aver esaurito così l’argomento, che tu capisci...
... parole parevano proporre l’oggettività, addirittura, dei cubisti. Meraviglioso, per incoerenza, dal momento che, sia pur concedendo tutto quello che si deve al vasto e inquieto girovagare di Picasso, molto spagnolo e lopedevegheggiano girovagare, egli rimane il solo che abbia capito il senso del disegno e il solo che non abbia fatto della psicologia (se si escludono almeno i primi periodi) e forse uno dei pochi che non abbia usato modelli. Della...
... Francia: una visita che se lo ha scosso, non l’ha turbato. E questo è bene. Vuol dire che è riuscito a capovolgere nella mente e in essa a far confluire la forte impressione della pittura di Picasso e di Matisse, che pure in altri ha causato non più di una elettrizzazione. Perché vuol dire che la scossa si sta tramutando in lezione e assimilazione. Oggi infatti la pittura soffre di poca mente: alla liberazione politica s’è voluto far...
... territori, si sia verificato. Per restare ad alcuni esempi abbastanza lontani sì da poter essere considerati con una certa obiettività: quando si comincerà a dire che, poniamo, «Guernica» di Picasso dalla mitraglia puntata contro Franco che avrebbe dovuto   essere, s'è trasformata in una fabbrica di soldi (per l'autore e gli eredi suoi; soldi, dunque, assolutamente privati)? E che ugualmente può dirsi del teatro politico di Bertolt...
... generalizzata da invadere anche le tipografie?); quando quel prefatore, dicevo, chiude il suo mediocre saggio rimorchiando Courbet ai nomi di Cézanne, di Matisse, di Braque, di De Chirico e di Picasso e, con particolare insistenza (visto su quali strade sfarfalla ora la moda) ai nomi e ai nomuncoli assembrabili attorno al Simbolismo; il che, stante la presente agonia delle avanguardie che da quei nomi sono discese, è presumere veramente un...
... De Chirico sono tra i meno convincenti che, di lui, su quei temi si conoscano. Dio sa quanto poco lo ami, e tuttavia abbastanza per capire che qui la sua materia è ai giorni e ai gradi minimi. Il Picasso è di quelli che si possono trovare da qualsiasi buon mercante (soprattutto in tempi di vacche magre come sono i presenti); eguale osservazione vale per il Braque. I Magritte sono modestissimi; modestissimi (ad esser gentili) i Leger. E volendo...
... in quel vuoto, che brulichio di pienezza, che cinerei splendori, che irresistibili voci e chiamate!  Masson, Laurens, Lipichitz, Brancusi, Queneau, Desnos, Calder, Battaille, Miró, Dalì, Picasso; ma, intanto che commerciava con loro, per ordire la sua trama così diversa e così interrogante l’occhio di Giacometti puntava ben più indietro e ben più avanti; così la sua magrissima e indefettibile matita (e la gomma che la matita accompagnava...
Fu uno dei protagonisti dell’arte contemporanea, anzi, accanto a Picasso, il vero e proprio deuteragonista - Un’opera che strizza l’occhio ai ferraresi del Rinascimento e a Rubens - Tuttavia R ...
... dopo aver li visti tante volte in riproduzione, alcuni dei presunti capolavori o caposaldi dell'arte moderna francese e russa, rivelano, come prima cosa, d'essere orrendamente dipinti. I famosi Picasso del 1901 (La buveuse d'absinthe e Les deux saltimbanques), non fosse la reclamizzazione avuta, mostrerebbero gran fatica a levarsi dal livello dei quadri contemporanei e, perciò, nella Mostra contigui che la Russia ha inviato; la volgarità della...
... legati alla conservazione del patrimonio artistico, ed alla difesa dell’ambiente, sono i volumi sulle Ville italiane, da quelle vesuviane a quelle della provincia di Vicenza. Pablo Picasso, una retrospettiva (L. 50.000) s’intitola un elegante volume di Rizzoli, dopo la grande rassegna del cinquantenario del Museo d’arte moderna, a Nuova York. Presso Bompiani (L. 35.000), un volume, di Germaine Greer, tratta delle donne e la pittura attraverso...
... e rotta; e che, per fare un esempio, oggi come oggi è ben difficile far credere a chi ha testa che l'Utrillo, bellissimo, dei tempi attorno al '10, sia meno avanguardia, oltre che meno poesia, d'un Picasso e d'un Braque degli stessi anni. Stiamo lentamente, e per vie di sangue, arrivando al centro della questione. Infatti, si fosse il critico-donna, nella presente occasione, assunto tale rivoluzionario impegno non sarebbe incorso nell'errore...
... le tasse di successione con pezzi artistici - Una rassegna che lascia senza fiato il visitatore - Dal «Ritratto di Sigismondo Malatesta» di Piero della Francesca ai Renoir, Van Gogh, Courbet, Picasso e De Chirico PARIGI – Quando avvieremo anche da noi l’uso di presentare ai cittadini ogni cinque, ovvero ogni dieci anni, anziché i termini in cui il nostro patrimonio artistico si deteriora e si sfascia, i termini in cui si salva,...
... poggia su due estremi che, vedi caso, mentre la sostengono, la contraddicono. E i due estremi, interni ma insieme esterni all’assunto principale di tutti questi realismi, sono da una parte i Picasso del ‘19/’23, dall’altra i Morandi e il sublime «Buffet con mela» di Giacometti (1937). Perché si scrive questo? Perché le enormi, supreme gigantesse del maestro spagnolo si collocano lì, quali colonne o pilastri; idiotamente e teneramente...
... mostrò d'aver capito come lui, e d'un solo colpo, liberandola, per di più, dall'enorme elefantiasi che non gli poteva in alcun modo appartenere, la grandissima e ingombrante «Gertrude Stein» di Picasso (1906)? E chi ancora, appena tra il ‘14 e il ‘15, mostrò come il livornese, con quelle brevi «Teste», color granita, brace, corbezzolo e innamoramento infinito d'aver già messo in azione, sul cubismo, il post- cubismo? E quando, forse...
... con quel Cortile di via Fondazza, del '56, umile, tremante meditazione neopierfrancescana fatta, si direbbe, bocca a bocca sulla più spoglia e derelitta realtà. Degli stranieri, assieme ai 5 Picasso e al raro Dufy del ‘7, ricorderemo, quale pièce de resistence, il Paesaggio marino a Cherbourg di Matisse, 1917; strappato via con una «volatilità» consapevole tanto di sé, quanto dei «valori» supremi di pittura, esso ci fa intendere...
... alla Sala della Ragione, una sorta di capogiro, quasi ci sentissimo trascinar giù dal rombo dei tempi più remoti, e insieme spiassimo nello studio di qualche artefice d’oggi, che so, d’un Picasso quando si mette a far sculture coi rottami che si trova tra i piedi o di un Giacometti; ecco, una sorta d’emozione di questo genere ce la procura il Crocefisso, venuto dal Museo Civico. Piccolo, rude, quasi atroce, cuore di ferro o ferro in cuore...
... nella mostra Morandi c'è; e, salvo che per il momento della «metafisica», davvero non sappiamo con quante buone ragioni; c'è; e, umilmente accompagnandosi alle supreme prove neoclassiche di Picasso, che son poi i più grandi quadri non che di Picasso, dell'intero secolo; così umilmente accompagnandosi, dicevo, sembra vincere e, quasi, stracciare tutto; le sue povere accolte di bottiglie rappresentano l'uomo, lo strazio dell'uomo e, persino,...
... parigina dedicata al «Realismo, 1919-1939», di cui su queste colonne ho già avuto occasione di scrivere; e lo meditavo a proposito dell'attestato che le grandi «Figure di donna» dipinte da Picasso tra il '1 9 e il '23, con la loro ferma ed enorme presenza di spose e di madri, davano al visitatore. Ciò in cui tale attestato sembrava consistere era una sorta di pazienza interminabile; una pazienza che nessun atto violento e atroce, per lunghi...
... figurativo che caratterizza gli ultimissimi dipinti di Pollock non ha altra spiegazione. Ma, ora, pur riaccettando le sue qualità di pittura, tutto, tra mano, gli diventa fragile; e i riferimenti a Picasso, ai surrealisti e, in misura maggiore, a Masson che, nelle opere d’un tempo erano stati come divorati, assunti e trapassati a furia d’ingigantimento, diventano reperti espliciti e modesti. Curiosamente, a sorgere sul velo, non più atto...
... Accano alla donazione Jesi, Bertelli espone, come deposito, alcuni magistrali dipinti della collezione Jucker; quasi tutti del tempo futurista; almeno se si eccettua il grifagno, possente studio di Picasso per Les démoiselles (1907) la cui incapacità di museificarsi, appetto agli altri dipinti, risulta impressionante; incapacità che gli deriva da quell’essere lì, in bilico o rischio continuo, tra parodia e tragedia, tra diventar maschera...
... delle idee? Torniamo, per un attimo, al primo pensiero; e torniamo per chiederci se con esso Braque non intendesse rispondere all’enorme, smisurata, onnipresente e onnidecidente vitalità di Picasso e, per vin d'una pungente precisazione, alla battuta con cui il genio di Malaga l'aveva definito. Ricordate?» Braque, c'est ma femme». Questo si scrive ancorché o, forse, proprio perché ciò che dicendo «femme» Picasso intendeva significare...
... dell’allusa situazione psico-erotica. Adorare Courbet Così il «quadretto» evocato da Carandente come patrono della grafica balthusiana, cioè a dire Courbet, Cézanne, Seurat e il Picasso «rosa» di Francia, va mutilato, e subito, del primo e dell’ultimo nome. Sappiamo che Balthus adora Courbet; ma spesso, s’adora ciò che non si ha e non si è per poter far credere, almeno a se stessi che si abbia e si sia anche quella...
... a svolgerci sopra. Da tale meditazione, la grandezza del maestro acquista ulteriori credenziali per ingigantirsi e diventare, appetto a quella degli astri incontestati di quegli anni, che furon Picasso e Matisse, la voce a loro più radicalmente e compiutamente alternativa. La separazione che avevamo indicato all'inizio, Soutine l'avvia appena, chiamato da Krémegne, mette piede a Parigi (1913). Ma non è tanto certo che l'avvii preferendo,...
... come siamo nella parte decisiva della vita, la stessa emozione d'allora; con in più la definitiva conferma d'una grandezza che, nella prima metà del secolo, fu pareggiata solo da quella di Picasso e il fatto che tale emozione ci giunga dopo che una gran parte del misero cammino a noi riservato si è consunta e ci si trova qua, a tentar di tirare le somme col bisogno e, forse, con l'eterna affamata ingordigia a noi pro pria di non chiudere mai......
... forse la visita alla mostra «Elouard et ses amis peintres» (centre Pompidou, fino al 17 gennaio) può iniziarsi con quest’attacco d’una poesia che Eluard (1895-1952) ebbe a scrivere per Picasso nel 1936, cioè a dire nell’anno che vide l’inizio del loro lungo e, per più versi, straordinario sodalizio. «Bonne journée»; a lui, il poeta, e agli amici, quelli che mostrano di resistere e quelli che mostrano d’essersi dissolti nella...
... anzi dichiarare che, nel sunto, Morlotti rivela d’essere nient’altri che lui; Morlotti Ennio, classe 1910. Rapporti col chiarismo; con la cultura milanese del tempo di guerra; con la Francia; Picasso, amato e poi odiato; giustamente, se quell’odio gli era necessario per giungere a cogliere la luce mentre strazia l’universo d’una bellezza che non teme confronti, tempesta di perle rosa e viola i cieli, accende di smeraldi e topazi sacrificali...
... su, fino a Mosca? Fermiamoci a quanto ci è dato vedere; che è moltissimo. I maestri scelti sono, in ordine di nascita e di catalogo, Cézanne, Monet, Renoir, Gauguin, Van Gogh, Matisse e Picasso. Cronologicamente, il dipinto più antico risulta la «Donna in giardino» di Monet, del '67, seguito immediatamente da «La Grenouillère» di Renoir, che è dell'anno successivo; il più vicino a noi risulta il «Mazzo di fiori nella veranda»...
... musei cose da bruciare. Ma, alla fine, i musei chi li bruciò veramente? Quelli che piantarono sul viso della Gioconda i baffi o, invece, chi dai musei prese la forza necessario per essere, prima di Picasso, l’unico, vero «classico» dell’arte moderna, e cioè lui, proprio lui, Manet? Non è infatti a caso, che Picasso si sia attaccato, per esercitarvisi sopra senza fine, al «Déjeuner» di Manet (1863); giusto come si attaccherà a...
... dove egli merita. In effetti, per quanto riguarda la figura umana, in tutta la prima metà del secolo, una simile pienezza noi la conoscevamo, seppure su opposti versanti, solo in Matisse e in Picasso; ed è alle loro altezze che Beckmann domanda d’essere attribuito; con un ardore, da parte sua, e un ardimento, con un’inarrestabile decisione a crescere d’anno in anno e a portare la tortura sacrale dell’esistere sino alle fiamme d’una...
... a macerare nell'acque del Reno; o il belato dell'enorme, memorabile Pecora nera; a innalzare, dicevo, queste immagini con una semplicità che la pittura non aveva più visto dai tempi grandi di Picasso. Partendo da una complessissima stratificazione culturale, le figure di Hödicke raggiungono la diretta, chiara, furiosa e, insieme, placata inevitabilità che hanno i disegni dei popoli primitivi; o quelli che i bambini graffiano sui loro quaderni...
... e, dunque, di fortemente attivo, la Pittura metafisica, soprattutto quella di De Chirico, mostra ancora di possedere, non minor parte sembrano avere avuto il Novecento, i Valori plastici, lo stesso Picasso dell'epoca neoclassica e la Nuova oggettività. E poi, come tacere, almeno per Schindler, la lezione di Beckmann? Il modo con cui, il più giovane dei tre maestri, accosta figure, oggetti, architetture e animali, per cavarne racconti dalla...
... quadri di quell’intorno di tempo, le sole, vere interlocutrici risultano quelle che, alcuni anni dopo, dipingerà Louis Fernandez, il grande, solitario pittore spagnolo, di stanza a Parigi, cui Picasso era solito dire che tutto gli sarebbe stato possibile rifare, ma non, ecco, le opere sue. Come il lettore può da sé vedere i paragoni sono con alcune delle vette dell'arte non già d'Italia, ma del mondo; e con quelle vette che hanno come propria...
... nelle assunzioni e nelle soluzioni stilistiche); certo, come se non v'avesse presieduto strategia alcuna. Tutto questo è accaduto perché gli artisti più naturalmente veri e grandi (in tal senso Picasso dovrebbe insegnare, ove ciò fosse materia di possibile apprendimento) riescono, sempre, a far coincidere evoluzione e immobilità. Cosi, se l'insediamento di Martini dentro le trame dell'arte contemporanea si mostrò al tutto domestico,...
... all’inutilità d’aver pensata e fatta l’esposizione su «I pittori della realtà in Lombardia», perché non aveva ottenuto lo stesso successo di quelle dedicate al Caravaggio, Rembrandt, a Picasso e a Van Gogh. Ma quella mostra ostendeva per la prima volta, e in modo completo, una parte determinante della tradizione artistica della nostra regione: quella che dal Moroni arrivava su su fino al Galgario e al Ceruti. Tradizione nota sino...
... voglio certo contrarre, entro quelle date, un cammino che s’è così largamente sviluppato, dopo quegli anni; soprattutto allorché ebbe a prendere aria e luce dal mare e dal cielo di Antibes, che Picasso aveva consacrati, rendendoli tappe quasi obbligate per tutti i giovani maestri d’allora. Del resto, nel catalogo Mondadori, in ogni senso esaustivo, Crispolti, la Bossaglia, Anzanio e, per quel che concerne le schede dei vari periodi...
... altre vie; essendone una, e quale, proprio la bomba equorea fatta esplodere nello stagno di Giverny dal grande Claude. L’esempio più clamoroso di tale deflagrazione è qui offerto dal bronzo di Picasso, la cui data, 1905, potrebbe subire uno spostamento in avanti di 80 anni e nessuno potrebbe obiettar niente; come dimostrano, ad esempio, gli esiti straordinari dell’ultimissima scultura tedesca. Spostamento in avanti che sopporterebbero...
... tra la completezza (del resto pur sempre parziale) e il gruppo, anch’esso italico, delle straordinarie sculture: le più inesorabilmente semplici e concrete che si sian viste dopo quelle di Picasso. Tuttavia, anche stretto a pochi esemplari con l’ausilio d’una serie di disegni sanguigni e come strappati via dal quaderno dagli stessi dentini di Jonas, il senso del ciclo s’ostende nella sua forza e nella sua brutale contentezza. Hödicke...
... (1962), appaiono i grandi Schönebeck e Baselitz; la precocità con cui, subito dopo, con Vision, rispondono Hödicke (forse il più sterminato inventore d’immagini che sia apparso dopo Picasso) e Koberling. Accanto a loro, ecco, la forza epico-digrignante di Lüpertz, i graffiti neo-preistorici di Penck, l’immane wagnerismo di Kiefer. L’Europa, e anche l’America, sulle prime, sembrarono non avvedersi della travolgente forza che una...
... riflesso del Parmigianino qui esposta e altri han preso per buona la vuotissima, inconsistente copia, fatta appositamente pei viaggi cui è continuamente costretto, del «Ritratto di Kahnweiler» di Picasso: amen, amen); visto, dicevo, il fiato corto, o cortissimo, della seconda parte, perché non s’è affrontato l’Arcimboldo nella sua cultura di formazione (Milano; no, no, non Novate; Milano, Lombardia; con tutte l’infinite connessioni...
... e che là bruciasse. Incarbonita, la capra lüpertziana risulta una delle poche opere che riescano a dialogare, «inter pares», con l'analogo e ben famoso soggetto così come ebbe a realizzarlo Picasso. Ma, qui, la lattea e maternale pienezza dell'esemplare picassiano, è stata sostituita, e travolta, da un processo di martirizzazione, di corrosione, e di smangiamento. È come se un esercito di cavallette, o di termiti, fosse piombato sul...
Come Picasso, anche de Chirico, seppure con un respiro e, dunque, con una potenza di risultati assai più contratta e controllabile, s’è sdraiato lungo l’intera prima parte del nostro secolo nel ...
... di un artista, si dice che «possiede una marcia in più». Riconosciuto tutto questo, non possiamo poi tacere come l’insieme, se pensato accanto a ciò che, contemporaneamente, andavano creando Picasso in Francia, e la Nuova oggettività in Germania, riveli una certa angustia, una certa strettezza, una certa medianità di dimensioni, sia etiche che formali; sì che le opere più belle, anziché tirar l’altre alla loro altezza, sembrano da...
... da esse avevan preso avvii balzi, sobbalzi e pretesti. L'impressione e la convinzione furono e restano che, salvo qualche rarissimo caso, primo fra tutti, se non già solissimo, lo sterminato Picasso, i moderni faticassero a reggere il confronto. Ora, chiesto brutalmente: da dove veniva tale fatica? Proprio dalla preminenza estetica con cui i moderni avevano cercato d'appropriarsi di quelle arti. Mancava loro quella suprema e fin bestiale...
...
... dal rimanerne schiava, come un tempo ci pareva, li rovescia; così bisturi, rasoio, frusta, gogna e vergogna finiscono per diventare i mezzi iniziali propri a Bacon per costruire quello che, dopo Picasso, si colloca come il più grande «epos» che l'arte contemporanea ci abbia offerto sull'uomo e intorno all'uomo. Rimeditando su Bacon, oggi, noi non scorgiamo, in prima istanza, la smorfia, la ferita e, neppure, l'aliena diversità; bensì...
... fu il Dossena), a mimetizzarla, dicevo, in un presunto gran stile neo-rinascimentale e pan-modernistico; l'una e l'altra sovranità strizzavano sì l'occhio all'onnivora potenza del «mangia-tutto» Picasso (dal cui segno, e disegno, il nostro Manzù restò stregato fino a rasentare talvolta il plagio), ma, mentre Picasso dal suo quotidiano manducare, o divorare, espelleva enormi e irraggiungibili «novità», Manzù non faceva che riespellere...
... evocata, di Rimbaud; lo scacco, dicevo, ha messo maggiormente in luce proprio la forza e la bellezza delle opere. Senza dubbio alcuno, e salvo il caso interno-esterno dell’onnivoro e supremo Picasso, Max Ernst risulta il capofila assoluto di tutta la scuola; non solo per non aver demorso un solo istante dal proprio poetico statuto, ma per quell’istinto brado e, insieme, regale; un istinto forestale, insettico, quarzesco e nenufarico da...
Come aveva ragione Picasso quando, a proposito di Henri Matisse, diceva: «Il portait un soleil dans le ventre!» (Aveva un sole nel ventre). Non v’è incontro con l’arte del grande maestro france ...
... fra il ‘30 e il ‘40. ebbe a discettare più volte. Uguale discorso vale per Chagall, qui rappresentato velocemente e con opere di scarsissima evidenza. Ma che dire, poi, dell'assenza assoluta di Picasso, tenuto presente che, tra l'altro, il critico ebbe a stendere la prefazione per la memorabile mostra romana del ‘53? Naturalmente quanto più il gioco resta in Italia, e risulta dunque più facile da manovrare, tanto meglio riesce; questo,...
... che più conta: la carne peccatrice e dolente, la carne, ecco, degli «esuli figli di Eva». In questo senso un confronto tra le sue donne di vita, tra i suoi clown e quelle e quelli creati da Picasso nei periodi blu e rosa, conferma la maggiore e implacata forza eversiva di Rouault; e, dentro l’eversione, la caparra che la resurrezione fa scendere sul dolore e sulla morte vissuti come prezzo del peccato. I cento e più numeri dell’esposizione,...
... decennio divenne uno dei padri del Cubismo, e di spegnerne la grandezza già attorno agli anni Venti. È probabile che un simile giudizio nasca da un rapporto, per dir così, continuato tra Braque e Picasso; rapporto che, né l’uno, né l’altro domandano; e, comunque, non d’esser svolto in quel modo; che allora, nei regni dei movimenti profondi, quelli cioè più misteriosi, proprio lo stesso paragone potrebbe spingere a capovolgere il...


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